Lasciandoti alle spalle le case di San Cristoforo di Bobbio e imboccando il sentiero che porta alle Cascate del Carlone, ti troverai presto di fronte a un bivio. A sinistra, il sentiero sale verso la cripta della Chiesa Vecchia, un luogo che porta con sé il peso di secoli di storia. A destra, invece, si trova l’antico cimitero di San Cristoforo, un piccolo spazio raccolto dove il tempo sembra essersi fermato.
La Chiesa Vecchia e la sua cripta dimenticata
Sul colle vicino al cimitero sorgeva un tempo la chiesa primitiva, abbandonata durante l’epoca napoleonica. Oggi ne restano solo alcuni ruderi, tra cui il pavimento ormai consumato e una cripta sotterranea, ancora visibile se ci si avvicina con attenzione. La posizione, dominante e isolata, racconta di un tempo in cui la chiesa era un punto di riferimento per la comunità locale.
Da qui passa una strada mulattiera, un percorso che collega il borgo con le Cascate del Carlone, attraversando un paesaggio dove ogni curva racconta un frammento di passato. Nel centro del paese, invece, sopravvive una struttura che un tempo fu parte di un antico monastero, oggi modificata ma ancora riconoscibile. Poco distante si trovano anche i resti della cappella di San Giacomo, altro segno tangibile della lunga storia di questo luogo.


Un luogo di memorie lontane
Il vecchio cimitero è raccolto e silenzioso. Qui, tra croci semplici e lapidi segnate dal passare degli anni, si percepisce un profondo rispetto verso chi riposa in questo luogo. Nonostante i segni del tempo siano evidenti, il cimitero è sorprendentemente ben tenuto.
Alcuni vasi con fiori freschi, probabilmente crisantemi, raccontano di una visita recente. Non è un luogo completamente dimenticato, qualcuno torna ancora qui per rendere omaggio ai propri cari. I nomi incisi sulle tombe si ripetono, come se le stesse famiglie avessero attraversato generazioni senza mai abbandonare davvero questa valle.
Le fotografie in bianco e nero sulle lapidi, scolorite e leggermente inclinate, ci restituiscono volti severi, abiti delle grandi occasioni, sguardi fissi verso l’obiettivo. Ogni epitaffio sussurra storie di fatica, amore e perdita. Storie che rimangono scolpite nella pietra, resistendo al tempo.
Il fascino dei luoghi dimenticati
Da sempre sono affascinata dai luoghi che il tempo ha fermato, e qualche anno fa ho dedicato a questo tema due mostre fotografiche intitolate “Dis-location”, dove ho raccolto scatti di spazi abbandonati che raccontano storie attraverso i dettagli, le crepe nei muri, gli oggetti dimenticati.
Visitare l’antico cimitero di San Cristoforo mi ha restituito la stessa sensazione: la percezione che, nonostante il silenzio, questo posto sia ancora vivo di memorie. È come se ogni lapide, ogni fotografia, fosse una piccola finestra su una storia rimasta sospesa, un racconto che aspetta solo qualcuno che abbia il tempo e la voglia di fermarsi ad ascoltare.
C’è qualcosa di incredibilmente potente nel trovarsi davanti a un luogo così. Ti fa riflettere su quanta vita ci sia stata qui, su come tutto sia cambiato, ma anche su quanta umanità possa ancora sopravvivere in un angolo di mondo dove apparentemente non succede più nulla.
Un invito al rispetto
Questo piccolo cimitero non è solo un pezzo di storia, ma anche un luogo di memoria. Se decidi di visitarlo, fallo con rispetto.
Non è uno sfondo per scatti sensazionalistici né un set per foto macabre. È un luogo che merita attenzione, delicatezza e silenzio.
Perché anche se il tempo sembra essersi fermato, qui ogni pietra ha ancora qualcosa da raccontare. E sta a noi fermarci, ascoltare e portare con noi quei frammenti di storie.
