Abbiamo conosciuto due signore che negli anni quaranta erano poco più che bambine.
Luisa abitava a Caverzago, proprio vicino alla chiesa, Elsa al Montà, a due passi dall’Oratorio di Sant’Anna.
Chiediamo loro quando è nata la festa di Sant’Anna, ma ci assicurano che c’è sempre stata.
I loro occhi si illuminano e un sorriso si disegna sui loro volti. Felici entrambe di poter asserire che a quei tempi, rispolverandoli con un velo di rimpianto, la festa “era più bella di quella dei giorni nostri”. E raccontano: “La gente arrivava da ogni dove, un po’ come adesso, ma tutti…a piedi”.
Elsa ci riferisce che era una grande festa, sentita, vera. Luisa ricorda che raggiungeva la Pietra Perduca accompagnata dalla nonna. Era un’occasione per passare una giornata in compagnia. Si partiva al mattino e qualcuno il mattino dopo era ancora lì.
Tutti devoti a Sant’Anna. Ognuno arrivava col proprio fagotto contenente il cibo che avrebbe gustato dopo le funzioni religiose.
Il campo, che ora è tagliato dal sentiero che abbrevia il tragitto dal Montà all’Oratorio, ospitava un bosco che offriva l’ombra necessaria. Luisa e Elsa ripetono svariate volte che era una “bellissima festa”.
Per chi abitava al Montà e dintorni, i negozi o i mercati non erano facilmente raggiungibili. Si preparava tutto in casa: il pane, la pasta e tutto il resto. Ma per la festa di Sant’Anna arrivavano, a fatica, ma portando allegria: il furgone con le angurie, il carrello dei gelati con grandi pezzi di ghiaccio per la preparazione delle granite.
E chi avrebbe visto altrimenti un gelato quassù?
E che dire del banchetto che vendeva giuggiole, caramelle e cioccolato?
In poco tempo, chi lo gestiva poteva “piantar baracca e burattini”! I bambini erano tanti e non erano di certo abituati a vedere tutto quel ben di Dio! C’era anche un banco con i giocattoli e più tardi si presentò il banco che vendeva birra.
Altri tempi!
Niente macchine, pochi banchi tutti presi d’assalto, l’ombra degli alberi, le grida dei bambini con la bocca sporca di cioccolato, tanta allegria. Luisa ricorda che la santa Messa domenicale veniva celebrata, allora, una domenica a Caverzago e una alla Perduca. Elsa ci dice che a quei tempi al Montà abitavano 80 persone circa, isolate dal resto del mondo. Il loro mondo era lì. Ci si spostava a piedi, nessuno pensava alle ferie e nemmeno di poter vedere altri luoghi. Quello che serviva c’era, bastava o doveva bastare per forza.
A quei tempi, pensate…nessuno chiudeva l’uscio di casa a chiave. Tempi che non torneranno più!
Un evento da non perdere, ogni anno a fine luglio.