Qualche settimana fa abbiamo deciso di raggiungere Suzzi, non ci eravamo mai state. Fatta una tappa a Ottone per recuperare viveri (e ritirare in Comune copia del calendario realizzato anche con alcune nostre immagini), siamo ripartite in direzione Gorreto.
Eh sì, per arrivare a Suzzi bisogna superare i confini regionali, entrare in Liguria per poi tornare in Emilia. La strada è stretta e tortuosa e si inerpica su per le montagne della Val Boreca, attraverso paesaggi fatti di pascoli verdi e rigogliosi. L’asfalto rivela di non essere percorso esclusivamente da auto o moto ma anche da mucche.
Per arrivare al passo della Maddalena, a 1407 m, si incontrano diversi cancelli che devono essere aperti e richiusi per la gestione delle mucche libere al pascolo. Giunti al passo si respira aria fresca e pura che tonifica i polmoni e rigenera lo spirito.
Il silenzio qui avvolge tutto, in questo periodo può essere contaminato solo dal rumore del vento, dal canto di qualche uccellino o dal rumore dei nostri passi.
Suzzi è collocato a poco meno di 1000 m e giace su terrazzamenti ultracentenari sostenuti da muretti a secco realizzati con quel tipo di pietre impiegate anche nei fabbricati. Le case sono tutte vicine e camminare per le strette vie riporta indietro nel tempo. Le generazioni che hanno preceduto la nostra hanno saputo trasformare un mondo selvaggio in boschi ordinati e terreni studiati per essere coltivati e raccogliere i frutti. Nel silenzio, viene spontaneo parlare a bassa voce per non guastare una condizione rara ai nostri giorni. La chiesetta, appena scostata dall’abitato, guarda il cimitero anzi, sembrano una chiara fusione in un grande prato verde. Lo scoiattolo, dipinto sul cartello al Passo della Maddalena, qui è riproposto ovunque: su insegne, cartelli, sui muri, sulle porte e ci accompagnerà lungo tutto il percorso.
Ma il vero tesoro di Suzzi si individua percorrendo l’antica via in sassi che passa tra le case del borgo e ci accompagna in una sorta di piazza ricca di fonti, a testimonianza di quanto il legame con l’acqua fosse importante. C’è un abbeveratoio e, più in là, un antico lavatoio a tre vasche la cui fonte rimpingua un vecchio e povero rio che delinea il confine dell’abitato per poi confluire, a valle, nel Boreca.
Questi lavatoi erano luogo d’incontro delle donne del paese che lavavano i panni e intanto chiacchieravano del più e del meno. Oggi sono uno dei simboli della storia e delle tradizioni di Suzzi. Quel che ora appare come un borgo incantato, dove le case sono abitate solo nel periodo estivo, era un luogo vivo dove si sgobbava da mattina a sera, si collaborava, ci si sosteneva nell’affrontare le fatiche quotidiane.
Nei pressi della chiesa parte il sentiero del CAI 121, ben segnalato, che si allaccia al famoso sentiero del Postino. Il percorso, oggi una passeggiata di sei ore sull’Appennino da farsi almeno una volta nella vita, è un anello che veniva coperto quotidianamente dai fratelli Pino e Franco Rebollini, due postini che, a passo svelto, raggiungevano, uno dopo l’altro, i paesini seminati in questa valle impervia per consegnare la posta. Ogni volta percorrevano 18 km con più di mille metri di dislivello, toccando Suzzi, Bogli, Artana, Belnome e Pizzonero.
Da qui è possibile raggiungere la splendida cascata del Mulino di Suzzi. Si percorre solo una piccola parte del sentiero del postino. Il tragitto, tutto in discesa, richiede circa 30 minuti. La strada è piuttosto semplice, si snoda all’ombra nel bosco. Un’esperienza assolutamente da provare!
COME RAGGIUNGERE SUZZI
Da Piacenza: segui la S.S.45 direzione Genova. Oltrepassa Ottone e continua fino a Gorreto, poi prendi il bivio per Barchi. Prosegui fino al Passo della Maddalena e, al bivio successivo, segui le indicazioni per Suzzi.
Da Genova: segui la S.S.45 direzione Piacenza. A Gorreto prendi il bivio per Barchi. Prosegui fino al Passo della Maddalena e, al bivio successivo, segui le indicazioni per Suzzi.